Uno stato depressivo è caratterizzato dalla tendenza a intristirsi per la propria sorte, autocommiserarsi, come se la collera verso noi stessi, gli altri e/o il mondo non ci lasciasse mai. Nella depressione si perde la capacità di agire in maniera costruttiva e funzionale al miglioramento della qualità della nostra vita individuale, relazionale, sociale e lavorativa.
Alcune persone si possono deprimere per evitare i conflitti, coinvolgendo l’umore, i pensieri e i comportamenti. La depressione può influire, in parte o in toto, sulla nostra capacità di reagire adeguatamente agli stimoli esterni, compromettendo la percezione di noi stessi, distorcendo l'interpretazione degli atteggiamenti e dei comportamenti degli altri e degli eventi che accadono intorno a noi. Quindi influisce sul nostro modo di pensare, sul sonno e sull'alimentazione. Anche la qualità delle prestazioni lavorative può essere compromessa perché siamo focalizzati sul negativo, aspettandoci il peggio dalla vita. Altre conseguenze legate ad uno stato depressivo sono l’abbassamento del desiderio sessuale e la perdita dell’interesse verso le cose e le attività che consideravamo piacevoli prima della depressone.
Il senso dell’umorismo cala con anche la probabilità di valutare piacevolmente una situazione o un’attività che prima dell’episodio depressivo lo era. Cosi la gioia e il buon umore divengono dei ricordi ormai lontani, sostituiti da incertezza, irritabilità, difficoltà nel concentrarsi su un compito e/o un’attività e nel prendere decisioni (anche le più semplici).
Possono susseguirsi sentimenti di apatia, stanchezza mentale e fisica, vuoto interiore, noia, colpa e disperazione. Durante uno stato depressivo può manifestarsi la tendenza a stare soli, a isolarci socialmente e credere che le cose potrebbero andare meglio (sia a livello relazionale, famigliare, amicale e sociale) senza di noi.
Sono tanti i fattori che possono contribuire alla predisposizione, determinazione, mantenimento e aggravamento di uno stato depressivo transitorio, disturbo depressivo reattivo (a specifici eventi di vita stressanti) o episodio depressivo più grave.
Semplificando, un stato depressivo può essere causato anche dall’inibizione nell'esprimere liberamente i nostri stati d’animo, emozioni e sentimenti del momento. Come per esempio la collera. Questo ci impedisce di accettare ciò che veramente siamo e proviamo, la nostra situazione presente e quella passata focalizzandoci sulla nostra impotenza e sui nostri errori.
La depressione può essere una difesa - non funzionale per l’adattamento – per non affrontare conflitti, con noi stessi e con gli altri, irrisolti del passato e del presente. La depressione può allontanarci dalla realtà perché da depressi la percepiamo in maniera distorta cercando ‘facili’ verifiche per mantenerla, cosi da continuare ad evitare di affrontare i conflitti che intanto crescono e si consolidano nel tempo. Anche il senso di sicurezza relazionale, personale e l’autostima possono essere compromessi dalla depressione.
Per il nostro benessere e per quello delle persone a noi care, sarebbe aggravante continuare a pensare in maniera disfunzionale, etichettare, cioè giudicare negativamente le esperienze mentali e i ricordi di fatti orma occorsi tempo fa.
Mentre sarebbe utile sforzarci di rimanere concentrati sul presente e non ricordarsi solo di un passato che è già trascorso (quindi irripetibile e non modificabile per definizione) o vivere in un futuro minaccioso che potrebbe non realizzarsi mai. Fare qualcosa che abbiamo già fatto di piacevole ma farlo questa volta in maniera diversa concentrandoci appieno sul presente, momento dopo momento, oppure fare, oggi, qualcosa di nuovo. Possiamo aiutarci divenendo consapevoli delle idee che mantengono lo stato depressivo esaminandole nei particolari e accettando il fastidio inevitabile legato ad affrontare i nostri modi sbagliati di pensare e percepire la realtà esterna che ci circonda.
Niente può rimanere come prima, come in passato, quindi non possiamo continuare neppure a legarci ne a respingere i pensieri e le emozioni che viviamo nel tempo, ma accoglierli cosi come si presentano e si diversificano attimo dopo attimo, senza opporre resistenza anche quando ci suscitano disagio.
Impegnarci a vedere il lato ironico della vita, cambiando la prospettiva del nostro punto di vista anche quando le cose sembrano andare “male” o “molto male”, l’importante è favorire la consapevolezza. Quindi arrivare a riconoscere i più piccoli cambiamenti che avvengono nella nostra mente, pensiero dopo pensiero, emozione dopo emozione; cosi come nel nostro corpo: sensazione dopo sensazione, percezione dopo percezione, movimento dopo movimento, ecc. Lasciarsi andare senza inibirsi, esprimendoci per chi siamo veramente e spontaneamente.
Spesso la collera (rabbia, ira, rancore, ostilità, indignazione, ecc.) accompagna uno stato depressivo sia esso transitorio sia esso clinicamente importante e duraturo. Chi non esprime la collera può somatizzarla con ulcera, innalzamento della pressione arteriosa, mal di testa e problemi del sonno (come il risveglio precoce con difficoltà nel ri-addormentamento).
Non possiamo stare bene se dentro di noi se proviamo rancore. La rabbia compromette la stima che abbiamo verso noi stessi. Anche le altre persone proveranno disagio vicino a una persona quasi sempre arrabbiata e irritabile.
In talune situazioni, per non ricevere critiche, teniamo la rabbia dentro e questo potremmo averlo appreso fin dalla nostra infanzia. Spesso non ci rendiamo neppure conto della rabbia che abbiamo dentro. In età evolutiva abbiamo imparato a negarla per evitare rimproveri, critiche e punizioni da parte dei genitori o altre figure di riferimento.
Al contrario, è salutare riconoscere ed esprimere (non in maniera dirompente, aggressiva, o distruttiva) la collera per far si che non si accumuli e nel tempo ci dia altri problemi ben più gravi del normale disagio che possiamo provare di fronte a questa emozione squisitamente umana.
Bisogna assumerci la nostra responsabilità per tutte le nostre emozioni, qualunque esse siano (più o meno piacevoli, più o meno spiacevoli), senza cercare di soffocarle, minimizzarle in qualche modo.
E’ il modo in cui gestiamo la collera il problema e non la rabbia o il rancore in sé.
Perché da una inadeguata gestione della collera possono svilupparsi azioni e comportamenti distruttivi. La serenità può essere promossa in noi a partire dal riconoscimento della collera e la sua gestione funzionale.
Certo che, in situazioni particolari e per qualcuno, può essere utile un percorso di psicoterapia (di durata variabile) finalizzato all’apprendimento di come gestire meglio la collera e prevenire le sue conseguenze più negative.
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