Ansia legata ai difetti estetici


Articolo pubblicato il 10.10.2009 su RIMINI DONNA, RD Editore da Rimini Comunicazione srl (segue forma adattata)

scritto dal Dottor Andrea Ronconi Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo:  Dismorfofobia e problematiche estetiche "

 

Il viso è la parte del nostro corpo che più di altre veicola segnali e messaggi durante la comunicazione verbale e non verbale. Attraverso il volto comunichiamo emozioni, affetti, intenzioni e sul volto degli altri li andiamo a cercare, a leggere.

L’espressione del nostro viso si sostanzia nel tempo dell'intera vita e parla in vari modi di noi e delle nostre esperienze passate, in virtù delle persone con cui ci troviamo a interagire in situazioni e contesti sociali diversi.

 

È il volto la porzione del nostro corpo che viene principalmente ricordata dalle persone che incontriamo e infatti assume una rilevanza speciale per la rappresentazione che gli altri si fanno di noi e del nostro modo di essere.

 

Quando una persona subisce un giudizio negativo e a esserne colpita è la propria immagine sociale, allora prova vergogna (“perde la faccia”), come se fosse stata minacciata e offesa l’integrità della sua stessa identità. Il volto è una mappa e l’attenzione dell’interlocutore durante una conversazione si concentra sulla zona labiale e oculare.

 

La mimica facciale ci aiuta a comunicare quei significati non chiaramente o completamente rappresentati dai contenuti verbali. La forma delle labbra, degli occhi, del naso, delle sopracciglia e la distanza tra loro possono rappresentare schemi morfologici che condizionano, oltre la percezione di un certo standard di bellezza estetica, lo sviluppo di una “percezione illusoria”.

L’illusione è dovuta alla falsa credenza per cui l’aspetto estetico possa corrispondere e rappresentare i tratti più profondi della personalità. È anche vero però che chi si presenta con un bel viso può godere di vantaggi sociali maggiori rispetto a chi è considerato meno attraente, come per esempio fare esperienze relazionali più soddisfacenti e avere relativamente più chance in campo professionale.

Un viso più o meno attraente può facilitare o rendere relativamente difficoltose, almeno di primo acchito, la socializzazione in generale e lo sviluppo di rapporti affettivi in particolare. Ma avviene anche che persone con un viso straordinariamente bello sviluppino, in chi vorrebbe avvicinarle, timori e incertezze che in certe situazioni possono ostacolare un approccio.

Queste conoscenze sono ben padroneggiate dagli operatori della moda e dello spettacolo, dalle estetiste, dai consulenti d’immagine. La maggioranza delle persone che si rivolgono all’estetista e al medico estetico per migliorare il proprio aspetto sono spinte a farlo per ragioni e aspettative del tutto sane.

 

Le persone che hanno subito devastanti trasformazioni del proprio aspetto estetico conseguentemente a incidenti possono contare sulla ricostruzione del viso grazie ai chirurghi plastici. Il lavoro dei chirurghi, combinato con il sostegno di uno psicologo competente, può aiutare i pazienti a riattivare le relazioni sociali improvvisamente interrotte dall’evento traumatico, il re-inserimento sociale e professionale.

 

Ci sono poi persone che si rivolgono al chirurgo plastico motivate da uno scopo esclusivamente estetico. Fra queste c’è ne sono alcune che presentano dismorfofobia, un disturbo preciso e facilmente individuabile. Questi pazienti vivono nell’ossessione di aver un difetto fisico che per tale motivo devono a tutti i costi riparare o eliminare.

 

Persone che dopo svariati interventi di chirurgia plastica, al viso per esempio, rimangono profondamente insoddisfatte del proprio aspetto estetico, indipendentemente dall’evidenza e dalla qualità degli esiti dei trattamenti medici. Semplificando, ecco alcuni criteri diagnostici del “Disturbo Somatoforme tipo Dismorfismo Corporeo”: l'apprensione continua per un presunto difetto nell’aspetto fisico soprattutto quando l’importanza data a una piccola anomalia diventa davvero eccessiva.

L’intensità del disagio è tale da compromettere, in una certa misura, la qualità della vita relazionale e sociale o lavorativa. La preoccupazione legata al difetto fisico ed estetico non risulta meglio attribuibile ad altre problematiche psicologiche.

La semplice insoddisfazione per il proprio aspetto diviene patologica quando i pazienti credono che gli altri riconoscano le presunte deformità o inestetismi fino a un grado di preoccupazione e ossessione che porta all'autoisolamento.

 

Queste persone possono passare diverse ore a controllare il proprio aspetto fisico allo specchio perdendo tempo utile per altre attività quotidiane e alimentando vertiginosamente i dubbi sul proprio aspetto estetico. Altre possono evitare lo specchio perché consapevoli degli effetti di aggravamento della sintomatologia.

 

Ma gli stessi che riescono con grande fatica a evitare di controllarsi allo specchio, possono pettinarsi i capelli in continuazione o dedicarsi alla eliminazione compulsiva dei residui piliferi o degli inestetismi della pelle.

Di solito l’esordio della dismorfofobia si ha in adolescenza quando l’immagine di sé e la propria identità non sono ancora definite e si vivono continui mutamenti del corpo. Se non curato, con i cambiamenti estetici legati all’avanzare dell’età il disturbo dismorfofobico può portare il paziente ad aumentare i rituali di controllo e le compulsioni.

La psicoterapia cognitiva e comportamentale si è dimostrata efficace nel dipanare i dubbi e le preoccupazioni eccessive, come pure nell’estinguere comportamenti ripetitivi.